1262
La storia vera e propria del confine italo-francese in questa zona risale a tempi relativamente recenti, ma in realtà i suoi presupposti vanno ricercati nel periodo delle lotte tra genovesi e angioini negli ultimi secoli del Medioevo.
Da un accordo tra il conte di Provenza Carlo d’Angiò e la Repubblica di Genova nacque appunto la prima sistemazione della zona di confine tra l’estremo Ponente ligure e i territori provenzali con la firma del trattato di Aixen-Provence, che nel 1262 sancì la spartizione dell’antica contea intemelia tra i signori della Provenza e i domini di terraferma della Serenissima.
Dopo il successivo passaggio di Nizza sotto la sovranità dei Savoia nel 1388, il comprensorio intemelio assunse la nuova funzione di fascia confinaria tra il Ducato sabaudo e la Repubblica di Genova, mentre i territori di Mentone e Roccabruna passavano sotto la giurisdizione dei signori di Monaco senza tuttavia modificare i rapporti di forza nella zona, il cui unico territorio formalmente indipendente rimase soltanto quello della Contea di Tenda, destinata comunque a entrare anch’essa nell’orbita sabauda nel 1579.
<h1>1579 Utrecht</h1>
Fu tuttavia solo nel 1713, con la firma del trattato di Utrecht, che si pervenne per la prima
volta ad una delimitazione ufficiale della frontiera tra il territorio del Ducato di Savoia e quello del Regno di Francia con la fissazione della linea di confine lungo la displuviale alpina.
<h1>1760</h1>
La nuova frontiera venne quindi sanzionata da un successivo trattato, stipulato a Torino il 24 marzo 1760, che ribadì l’attribuzione al corso del Varo del suo ruolo di confine storico
tra il territorio sabaudo e quello francese al limite occidentale del versante settentrionale della regione geografica italiana, mentre Ventimiglia vedeva riconfermata la sua
mansione di avamposto fortificato al confine tra i domini sabaudi e quelli genovesi.
Nello spesso periodo Briga era annessa alla Savoia e si estendeva lungo i due versanti delle Alpi Marittime, comprendendo su di un versante La Brigue, Morignole e sull’altro i borghi di Piaggia, Upega, Carnino, Realdo. Viozene e Verdeggia, tutti parte della Terra Brigasca.
<h1>1858</h1>
Intanto era giunta a maturazione la decisione della cessione del circondario di Nizza alla Francia, formalizzata negli accordi di Plombières tra Cavour e Napoleone III del 20 luglio 1858, e poi ufficialmente sanzionata dal Trattato di Torino del 24 marzo 1860.
In applicazione degli accordi di Plombières fra Cavour e Napoleone III, la Francia ottenne pertanto la contea di Nizza, mentre il Cuneese
conservò Briga e Tenda.
In occasione della cessione della contea di Nizza, anche Briga e Tenda espressero parere favorevole, durante il plebiscito del 15- 16 aprile 1860, all’annessione alla Francia, senza però ottenere il risultato sperato ovvero rimanendo parte dello Stato Ratificata definitivamente la cessione con decreto reale dell’11 giugno 1860, la fissazione del nuovo confine venne affidata ad una commissione che procedette alla delimitazione ufficiale della frontiera il 29 ottobre 1861 con il posizionamento dei cippi di confine lungo tutto il suo percorso.
<h1>1947</h1>
In contemporanea infatti, a partire dal termine del secondo conflitto mondiale, i francesi cominciarono a pretendere l’alta Valle Roya e la terra brigasca, ricche e legate economicamente a Nizza, già ceduta da Cavour nel 1860.
Reparti marocchini della milizia transalpina occupano le italiane Tenda e Briga (con le sue frazioni Morignolo, Realdo, Piaggia, Upega e Carnino), indicendo nei due centri, il 29 aprile 1945, un plebiscito, a voto palese, a seguito del quale il cento percento della popolazione risultò favorevole alla Francia.
Il Trattato di Parigi pose fine alla questione e sancì, quale l’ultimo atto di definizione dei confini dell’Italia Unita, l’annessione di Tenda e parte di Briga alla Francia.
Gli Italiani se ne andranno a settembre.
Un referendum, anch’esso assai discusso, confermò a ottobre che il 94% della popolazione a Tenda e il 96% a Briga (divenuta La Brigue) volevano quell’annessione.
Per le condizioni in cui le votazioni avvennero il risultato è da ritenere tuttavia assai dubbio. Infatti il Trattato di pace che prevedeva la cessione da parte dell\’Italia era già stato firmato e la Francia controllava ormai sia militarmente che amministrativamente Briga e molti abitanti erano fuggiti esuli in Italia. Ad essi le autorità francesi impedirono di rientrare per poter votare.
oggi
A seguito dell’annessione stabilita dal Trattato di pace di Parigi del 1947: Realdo divenne frazione di Triora (Im), le ex frazioni in Valle Tanaro restano in Italia senza una precisa identità fino al 7 ottobre 1947, quando un decreto legislativo del Capo provvisorio dello stato dà vita al Comune di Briga Alta, formato da Piaggia (il capoluogo), Upega e Carnino (di seguito riportato).
Nello stemma del nuovo Comune appare il motto:
<h3>«Fracta resurget»</h3>
ovvero «Spezzata risorgerà», simbolo di un paese in grado di reagire alle ferite provocate dalla storia al suo
territorio grazie al senso di italianità ed al concetto di identità nazionale che ancora oggi anima la sua popolazione.
Un paese profondamente segnato dalla sua posizione di confine dove “case in pietra e legno come «presepi» in verticale su un panorama di boschi e pascoli, ostentano tricolori italiani. Succede oggi a Piaggia, Upega e Carnino, le tre borgate dalla cui unione nacque Briga Alta” (LA STAMPA del 26/08/2007).